Léa dedicata a Chéri, di Colette

lunedì 8 febbraio 2010

il REPORTAGE. Il trimestrale "di mantenimento"


“il Reportage”. Il trimestrale che vuole consegnare al reportage l’importanza e lo spazio che merita.
“il Reportage”. L’odore della carta che si lascia respirare deliziosamente, lo sguardo che viene catturato dalle fotografie, una miscela di colori e bianco e nero su cui soffermarsi.
“il Reportage” è la rivista del fotografo. Chi si fa autore utilizzando un linguaggio differente dalla parola. Chi possiede l’arte di trasformare “il Reportage” in una rivista “di mantenimento” come oggetto prezioso da conservare, sfogliare e ri-sfogliare più volte. Anche dopo molto tempo.
Tema del primo numero: le periferie.
Un viaggio che attraversa la metropolitana, la vita di un foto reporter, la periferia americana, i campi della memoria, il copro nudo dell’eroina, i “borgatari” di Ostia, Mafia, politica e affari. E poi hong Kong, la metropoli dove nessuno ride più, una lunga avventura dalle Langhe alle Hawaii… E altro ancora. Recensioni, storie minime e il racconto di Dario Voltolini.

Dalla rivista:
(…) La nostra rivista intende dare spazio ai principali fotoreporter italiani e stranieri, che spesso vedono scarsamente considerato il loro lavoro. Per questo qui scrittori e fotgorafi hanno pari dignità. Il loro punto di vista è affiancato, non sovrapposto: le fotografie non illustrano pezzi, ma stabiliscono un secondo sguardo, così come i pezzi non descrivono le foto. (…) Il reportage può essere un’inchiesta, una denuncia, un viaggio letterario, un diario.

CATANIA Mafia, politica e affari: le mani sulla città di Ricardo Orioles e Giuseppe Scatà OSTIA I nuovi borgatari tra Pasolini e Lynch di Beppe Sebaste ARGENTINA La verità sulla fallimentare fuga dal carcere di Rawson nel 1972 di Alejandro Brittos STATI UNITI Intervista all’ultima poetessa della beat generation di Orsola Casagrande DROGA Il corpo nudo dell’eroina di Lello Voce IL PERSONAGGIO Ritratto di Pier Paolo Cito FOTOREPORTAGE Il Congo di Ron Haviv BIRKENAU di Ivo Saglietti

La rivista da leggere, guardare e poi riporre nella nostra libreria.
Direttore Riccardo De Gennaro
Photo editor: Mauro Guglielminotti
Caporedattore: Eleonora Bianchini

Sito: http://www.ilreportage.com/

giovedì 4 febbraio 2010

Collana Béatrice, dedicata a Le lit disfait, di Françoise Sagan (1977)

(…)“Béatrice si affacciò alla finestra, guardò il giardino annerito dall’inverno, poi tornò verso la console e prese l’anello. Lo fece saltare sul palmo della mano e lo sollevò ancora una volta contro la luce della lampada. Sì, era proprio un biancoazzurro – non sbagliava mai in queste cose – e doveva essere sui trenta carati. Glielo aveva portato Édouard, raggiante come uno dei re magi. Ma, per la prima volta in vita sua, Béatrice aveva dovuto fingere la gioia aprendo un astuccio. Fino ad allora i gioielli le avevano sempre fatto piacere come cosa dovuta, una specie di tassa che esigeva da tutti i suoi amanti ricchi (i quali, del resto, non erano davvero stati i più numerosi).”(…).

Tratto da Le lit disfait, di Françoise Sagan

Françoise Sagan, nota anche come l’erede di Colette. E com’è stato facile infilare perle per la Collana dedicata a Léa! Del resto è per merito stesso dell’autrice che gliel’ha fatta “indossare” nel meraviglioso incipit di Chéri.
Ma per Béatrice non è così. La Béatrice de Il letto disfatto (Le lit disfait) conserva solo nell’origine del nome italiano il Tanto gentil e onesta pare che conosciamo e nella pronuncia la musicalità e la dolcezza della lingua francese. Ma per noi, a vivercela tra le righe di Sagan, Béatrice è ben altro.
È la donna dall’aria eternamente insoddisfatta, dalla vita incerta, impulsiva e vanitosa (cito Sagan). Dagli amori intensi, distruttivi, fuggitivi. Molto concentrata su se stessa, sulla propria vita. Una donna eternamente interessata ai propri desideri, ai propri impulsi, ai propri piaceri e alle proprie ambizioni. Tuttavia, strano a dirsi, non è mai capace di amarsi né di odiarsi. Mai totalmente felice. Ed è anche l’amante di Édouard, spiega Béatrice stessa quando un’altra donna si sarebbe qualificata la fidanzata di Édouard. E lui? Lui sin dalle prime pagine sembra il giocattolo che Sagan ha voluto metterle accanto.
Béatrice sembra possedere una personalità troppo forte per seguire un uomo che è lì semplicemente per amore, ad adularla, a inseguirla, a volerla sempre tutta e solo per sé, ad aspettarla ogni volta che se ne va lasciandogli semplicemente una lettera o quando la vede baciare un altro. No. Non va bene. Lei forse sa accorgersi troppo tardi di amare, e lo sa anche nascondere bene, e in fondo è proprio questa rincorsa di lui verso di lei a rendere imperituro e mai stanco l’amore di Édouard per lei . Ci sembrerà allora così stanco quel “Ti amo”pronunciato da lei, quasi una nota stonata, anche lui sembra non crederci per nulla, eppure anche lì Béatrice tirerà fuori l’impeto per dimostrare la sua verità d’amore.
Non ha mai bisogno di maschere Lei: è sempre lì davanti ai nostri occhi con le sue debolezze, fragilità e la sua follia. Amabile almeno quanto detestabile.

Merita dunque un bijou unico Béatrice, lei che ne ha ricevuti molti dagli amanti, ma che Sagan sceglie di non farle mai indossare.
Una Collana importante, ma che non brilli tanto da offuscare e mettere in secondo piano la sua bellezza. Lei, perdonate la mia presunzione, così non la indosserebbe mai. Swarovski e un punto rosso per la passione, la crudeltà, la follia di questa donna.
E un dettaglio della copertina dell’edizione mondadori del 1977 incastonata su una base di sughero, particolarità di ogni creazione di questa collezione che vi mostrerò online e che caratterizzerà ogni bijou.

Presto online per voi: Béatrice.