Léa dedicata a Chéri, di Colette

domenica 25 novembre 2012

save the date: ARTE A BUFFET 16 dicembre con Livres & Bijoux, le tele di Massimo Dell'Armi e Edizioni Ensemble

A Palazzo Santa Chiara il Natale sarà “Arte a buffetcon Livres & Bijoux di Isabella Borghese e le tele di Massimo Dell’Armi casa editrice ospite Edizioni Ensemble reading collettivo di Cinquanta sfumature di gricia siete invitati domenica 16 dicembre 2012 ore 18, 30 piazza Santa Chiara, 14 - Roma ingresso libero Al più presto per voi info dettagliate della serata

sabato 9 giugno 2012

I'M GOING BACK TO THE STARS, dalla Tela di M. Dell'Armi il bijou di I. Borghese e l'INVITO PER IL 17 giugno

Il Fungo – Quattordicesimo piano è lieto di invitarvi a L’esposizione Colori e Parole d’Autore Le tele di Massimo Dell’Armi e Livres & Bijoux di Isabella Borghese domenica 17 giugno 2012 ore 18, 30 piazza Pakistan, 1 Roma Ingresso libero La collezione di Livres & Bijoux – estate 2012 Colori e Parole d’Autore in 10 pezzi esclusivi nasce dalla volontà di promuovere la collana di narrativa contemporanea di Nova Delphi Libri attraverso collane handmade “di giorno bijou, di notte segnalibro” realizzate con ornamenti in das. Il lavoro di découpage, che realizza gli elementi ornamentali, da una parte si ispira alle tele di Massimo Dell’Armi riproducendo su carta stampata dettagli delle sue opere, dall’altra riporta stralci di Madame Bovary, nella versione edita da Rizzoli nel 1950. Gli aforismi che accompagnano la collezione sono tratti da Concerto per aforisma (quasi) solo, di Fabio Sebastiani - Zona editrice Ogni collana di questa collezione è accompagnata da un’altra con la particolarità di una doppia funzione: “di giorno bijou, di notte segnalibro” ed è realizzata col cuoio ed elementi ornamentali. LA CASA CONVOGLIO, di Raquel Ochoa È il 28 ottobre del 1885 quando Honorato de Oliveira Carcomo, da poco rientrato nella nativa Daman, capitale dello Stato Portoghese dell’India, prende in moglie la giovane Maria Grácia Flores. In quegli anni, dopo quattro secoli di dominio, le colonie portoghesi si avviano verso un lento declino. Il Novecento è alle porte e, con esso, un futuro turbolento e imprevedibile. Su questo sfondo si muovono i personaggi de La casa-convoglio: quattro generazioni della famiglia Carcomo alle prese con l’imprevedibilità del destino, donne e uomini finemente ritratti tanto nell’impeto delle proprie passioni quanto nel confronto inevitabile tra appartenenza e fatalità. Una storia ben raccontata, grazie a un perfetto equilibrio tra gli elementi storici e le avventure personali e collettive dei protagonisti. Emblematica è l’immagine stessa data dal titolo: una casa sempre in movimento. Da Daman a Nagar-Aveli fino a quella Lisbona per tanto tempo solo immaginata.

ARRIVER, dalla Tela di M. Dell'Armi il bijou di I. Borghese per LE RADICI ALTROVE, di S. Khan - Nova Delphi Libri

da LE RADICI ALTROVE, di Shubnum Khan - NOVA DELPHI LIBRI Alcune persone dedicavano la vita alla tristezza, all’amore o alla carriera. Khadeejah l’aveva dedicata alla cucina. Il modo in cui un dito carezzava un pomodoro succoso, o in cui la lingua si muoveva su un’ottima salsa al tamarindo, il sospiro esalato dopo un gustoso biryani donavano a Khadeejah un piacere che non aveva trovato in nessun’altra parte della sua vita. Nei suoi cibi metteva il cuore e l’anima (mescolati a un pizzico di tristezza e d’amor perduto). Le persone che assaggiavano i suoi piatti guardavano la vecchina curva davanti a loro con occhi nuovi. Sentivano di conoscerla attraverso il gusto del suo cibo. Venivano toccati nel profondo. Nei fiocchi di riso candido percepivano la sua gentilezza; nei saporiti stufati di carne avvertivano la sua passione e nel dolce sarbath lattiginoso coglievano la sua tristezza e, dopo il primo sorso, rimanevano per un attimo in silenzio. Khadeejah diveniva parte del cibo e, attraverso il cibo, gli altri divenivano a loro volta parte di lei. (...)

domenica 29 aprile 2012

La collezione “COLORI E PAROLE D’AUTORE. Di giorno bijou, di notte segnalibro”

La collezione “COLORI E PAROLE D’AUTORE. Di giorno bijou, di notte segnalibro” nasce dall’obiettivo di dare sempre più forza e identità al progetto Livres & Bijoux, nato nel 2009. Proprio per questo ogni bijou handmade con das e pietre ornamentali, che richiamano i colori e le sfumature delle tele di Massimo Dell’Armi, sarà accompagnato da un leggero laccio in cuoio con un ornamento in das del marchio Livres & Bijoux. Una novità e un’idea curiosa e sbarazzina: di giorno potrete accompagnare il vostro bijou di pietre e particolari delle tele con il laccio L & B, ma di notte destinatelo ad altro... “Fatelo indossare” al vostro libro così da trasformare il vostro laccio nel segnalibro di Livres & Bijoux. A presto con le news della mostra, le curiosità dei libri, le foto e le nuove altre collane in preparazione, Rose

sabato 7 aprile 2012

Livres & Bijoux - presentazione di "COLORI E PAROLE D'AUTORE" - 2012



LIVRES & BIJOUX
progetto stilish editoriale
presenta
Colori e Parole d’Autore
Di notte il tuo bijou diventa il tuo segnalibro.

di Isabella Borghese



La collezione di Livres & Bijoux – primavera/estate 2012 Colori e Parole d’Autore in 15 pezzi esclusivi e firmati nasce dalla volontà di promuovere la collana di narrativa di Nova Delphi Libri attraverso collane handmade “di giorno bijou, di notte segnalibro” realizzate con ornamenti in das. Il lavoro di découpage che ne segue utilizza la riproduzione su carta stampata delle tele del pittore Massimo Dell’Armi e riportando stralci di Madame Bovary, nella versione edita da Rizzoli nel 1950.
Gli aforismi che accompagnano la collezione sono tratti da Concerto per aforisma (quasi) solo, di Fabio Sebastiani (Zona editrice)

Le collane di questa collezione nascono con la particolarità di avere una doppia funzione: “di giorno bijou, di notte segnalibro”, grazie all’utilizzo del cuoio come materiale per infilare i relativi elementi ornamentali.


Nova Delphi Libri progetto culturale indipendente costituito da due realtà autonome seppur in costante dialogo tra loro: la sede italiana di Roma e quella portoghese a Funchal in Portogallo.
Per Livres & Bijoux la scelta dei libri è stata rivolta alla Collana contemporanea dove l’attenzione è per lo più tesa a giovani scrittori stranieri, inediti in Italia, ma più conosciuti nel panorama internazionale. Tra questi l’indiano Tabish Khair con Il bus si è fermato (The Bus Stopped, Picador), tagliente e ironico ritratto dell’India contemporanea. Shubnum Khan, giovane autrice sudafricana di origini indiane, il cui romanzo di esordio Le radici altrove (Onion Tears, Penguin South Africa) è tra le novità editoriali dell’ultimo anno. Una storia femminile che attraverso la storia di tre donne di tre diverse generazioni rappresenta la difficoltà della vita quotidiana in Sudafrica. Il primo romanzo storico del saggista Filippo Manganaro Un sogno chiamato rivoluzione è un ritratto appassionato che tra sogni e speranze, tradimenti e sacrifici, vede protagonisti tutte quelle donne e quegli uomini che nella condivisione di un ideale tro¬varono la strada per il proprio riscatto sociale. Racquel Ocha esce in Italia con Casa convoglio, quattro generazioni della famiglia Carcomo alle prese con l’imprevedibilità del destino, donne e uomini finemente ritratti tanto nell’impeto delle proprie passioni quanto nel confronto inevitabile tra appartenenza e fatalità.
Nova Delphi Libri: www.novadelphi.it e www.novadelphi.blogspot.it/.

Massimo Dell’Armi nasce nel 1966 a Roma, dove vive e lavora tuttora.
Disegna e dipinge dall’infanzia, grazie alle influenze del padre e della zia entrambi pittori, ma è dal 2006 che esce allo scoperto partecipando a mostre ed esponendo in maniera permanente alcune sue tele nel ristorante che gestisce insieme ai suoi amici di sempre. Non a caso focalizza la sua ultima produzione pittorica sulle tematiche del cibo e delle sue implicazioni, utilizzando materia organica (resti e scarti alimentari) come elemento pittorico unita ai colori tradizionali, in particolare oli, acrilici e smalti. Il suo lavoro è fortemente ispirato e caratterizzato da una pittura segnica e d’azione. I colori sono forti, i tratti istintivi e materici, talvolta a evocare la sensorialità della cucina. Le tematiche trattate sono quindi frequentemente legate al cibo ma anche all’ambiente, in particolare la serie “Food for Oil” è interamente dedicata ai temi del cibo sostenibile, degli sprechi alimentari e del loro impatto ambientale. Le tele sono state prodotte da un artigiano locale,i colori sono stati mescolati insieme a scarti alimentari, i vari materiali di recupero sono stati nobilitati nell’arte per non deperire né essere smaltiti. Tra le sue ultime mostre, la partecipazione a Aprile 2011 collettiva con i “Cento Pittori di Via Margutta” Ippodromo Capannelle – Roma Giugno 2011 collettiva con gli “Artisti romani di Via Giulia” in occasione della biennale di Arte Contemporanea 2011 Palazzo Molino Stucky Hotel Hilton – Venezia. Le opere di Massimo Dell’Armi sono on line sul sito www.myspace.com/massimodellarmipainter.


Concerto per aforisma (quasi solo), di Fabio Sebastiani (Zona editrice). Riportando le parole di Luigi Spina, su Nazione Indiana, “il concerto di Sebastiani per aforisma (quasi) solo si organizza, come ogni concerto che si rispetti, per movimenti musicali (tecnicamente ‘indicazioni agogiche’), che istruiscono gli strumenti (la voce, il pensiero, l’occhio del lettore/lettrice?) ad eseguire alla perfezione. 18 movimenti, dall’Adagio misterioso all’A piacere. Raul Mordenti fa già il punto nell’Introduzione; starà poi a ogni lettore/lettrice, come a un direttore d’orchestra, adattare alla sua sensibilità quelle istruzioni di esecuzione”.



Storia di Livres & Bijoux
. Era l’estate del 2009 la stagione in cui è stato ideato e realizzato il progetto Livres & Bijoux, di Isabella Borghese. Un progetto stylish-editoriale creato a Santa Marinella per promuovere la “letteratura contemporanea e non” attraverso canali di promozione differenti.
Il termina Collana, come insieme di testi che appartengono allo stesso genere ma anche come bijou, con un gioco di parola si è messo così al servizio di questo progetto con fare giocoso tra fili da “vestire” con pietre colorate da infilare. Era il vezzo di presentarsi al pubblico, durante una mostra fatta a dicembre in un locale del centro storico di Roma, con l’intento di affascinare e incuriosire attraverso una nuova e avvincente accoppiata.
Ogni bijou, pezzo unico, istallato per richiedere l’attenzione dei visitatori riportava in una targhetta il nome del personaggio femminile a cui la collana era dedicata.
Un progetto per promuovere la letteratura. Da qui la decisione di vendere il bijou a un costo fisso permettendo di consegnare in omaggio il rispettivo libro a cui era dedicato il gioiello. Progetto attuabile, grazie, soprattutto, al sostegno delle case editrici che mi hanno lasciato in promozione i loro testi.
“Quello presentato da Isabella Borghese – scriveva Sandra Rondini per whymoda.blogosfere - è un bel modo di promuovere la bellezza della lettura, abbinando, appunto, ai libri degli oggetti che la bellezza la esaltano. Ma non la completano. Per una vera bellezza – aggiungeva - ci vuole personalità e un dentro che coincide con il fuori. In questo caso è così: la selezione dei libri è molto valida, così come le case editrici coinvolte nel progetto (da Giulio Perrone a Marcos y Marcos) e molto belle sono anche le collane, rigorosamente handmade e frutto della fantasia romantica di Isabella Borghese”.
Il progetto è stato seguito, recensito e pubblicizzato anche da vari quotidiani, (tra cui Il Corriere della Sera), che hanno saputo cogliere e accogliere lo spirito originario di questa iniziativa, “nel lodevole intento – scriveva invece Giuliano Capecelatro per epolis – di avvicinare alla letteratura un pubblico che a volte solo per pigrizia, distrazione, impegni differenti, non riesce a trovare l’occasione. E forse con un modesto gioco di parole si potrà cominciare a dire che un bel libro val bene una collana”.
Nel giro di pochi mesi, con l’autunno alle porte, Livres & Bijoux partecipava alla sesta edizione del concorso Donnaeweb, vincendo nella categoria web 2.0, e approdava poi, prima dell’unica tappa ufficiale e rigorosamente a Roma, alla BNL di via Leonida Bissolati e per presenziare alla giornata per Telethon, lasciando in beneficienza parte dei proventi di dieci collane vendute.

La seconda edizione di Livres & Bijoux è tornato alla ribalta con una nuova collezione di collane, ma tenendo vivo, anzi rafforzando sempre di più il desiderio di assegnare al libro l’importanza che merita e senza il quale il progetto non avrebbe forma.
Dal connubio dei due oggetti nasce il titolo INNAMORATI PER L’OCCASIONE, per questa seconda edizione del progetto.
Il progetto, apparentemente fermo per un anno, cercava solo di migliorarsi e acquisire nuove e migliori caratteristiche. “Il libro - questa è l’idea di Isabella Borghese per la seconda edizione – doveva diventare sempre più parte fondamentale del progetto quasi a divenire un tutt’uno con la collana stessa. Il libro è l’unico vero oggetto protagonista di Livres & Bijoux ”.
Dopo vari mesi e diverse prove sperimentate dalle suggestioni e dalla creatività di Isabella Borghese collane e libri hanno avuto cambiamenti rispetto allo scorso anno.
Le collane divise in due diverse serie: una di presentazione per ciascuna casa editrice che ha partecipato al progetto. E con la particolarità di essere formate da elementi ornamentali realizzati esclusivamente con materiali alternativi e particolari di immagini delle cover di copertina e pagine interne.
Le restanti collane nascono dall’idea di creare una fusione tra pietre colorate e pietre handamde di das e decorate con particolari di vecchie riviste cercate e scovate nelle bancarelle dell’usato di vari mercatini romani. Dall’altro lato invece tutti gli ornamenti mostreranno uno stralcio di La signora Bovary, di Gustavo Flaubert, in un edizione Rizzoli del 1950
Le case editrici che hanno partecipano al progetto sono: Giulio Perrone editore, Marcos y Marcos, Coniglio editore, Baldini e Castoldi Dalai, Bompiani, Memori, Adelphi e altre.

Isabella Borghese, giornalista, ufficio stampa. Ufficio stampa Nova Delphi Libri. Collabora con varie realtà del panorama editoriale. Ideatrice del progetto stilish-editoriale Livres & Bijoux con cui nel 2009 ha vinto la VI edizione del concorso Donnaeweb nella sezione web 2.0. Autrice di Minimal hotel e Minimal autogrill (18:30 edizioni). Con Sovvertire il diluvio (18:30 edizioni) racconta l’occupazione dei precari dell’ISPRA. Per il trimestrale Reportage (2011) ha curato un servizio su Metropoliz, ex fabbrica Fiorucci a Roma, spazio occupato dal 2009: Da ex fabbrica occupata a "cittá" multietnica. Il suo racconto Uno noto ma Sconosciuto è tra le otto cover scelte da Marcos y Marcos per L’arte di copiare (2010). Attualmente cura la rubrica di libri Libri e Conflitti su Controlacrisi.org.
Ha collaborato con Liberazione. Collabora con Controlacrisi.org e LiberaRoma.


Immagini:
1. particolari handmade da Isabella Borghese di ornamenti delle collane della collezione
2. ME SOMETIMES foto della tela di MASSIMO DELL'ARMI

sabato 10 marzo 2012

L'uomo. Istruzioni per maneggiarlo, I. Borghese













Prima di toccare la pelle di un uomo
l'umanità invita a desistere:
concedetevi
con pazienza
il rispetto di conoscere
le storie delle cicatrici
che la vestono,
dei piedi che
muovono i suoi passi.
Solo dopo,
concedetevi
con grazia
il lusso
di accarezzarla.
E nulla di più.

marzo 2012 - I. Borghese
a Paolo, Omar, Edwin, Balan.

sabato 3 marzo 2012

Sofia e l'elastico, di I. Borghese



Sofia e l’elastico

a Zazie.


A Sofia capita spesso di compiere un gesto semplice e abitudinario: chiudersi la porta alle spalle con violenza, slam!, e afferrare così, ogni volta che può, la sensazione di libertà, impagabile e ricercata.
Non sempre sa dove andare, tuttavia vagabondare, per una ragazzina come lei, resta il miglior modo per osservare e conoscere. Sofia infatti non fa alcuna distinzione tra bighellonare e passeggiare. Nell’uno e nell’altro procede con la stessa sfrontatezza.
Quando Sofia mette piede al parco Nemorense è sola.
La disinvoltura dell’autunno si è presentata puntuale con il 21 settembre di pochi giorni fa, ma ha spezzato l’aria che dichiara, ancora e senza fine, voglia di maschere estive.
È per questo che Sofia per casa gira ancora a piedi scalzi e anche oggi, per raggiungere il parco, si veste d’estate e colori vivaci. Non rinuncia al suo vestitino rosso a pois bianchi, né ai calzini corti verdi e alle ballerine colorate, blu.
Blu. Come il colore del cerchietto.
Blu. Come la borsetta.
Blu. Come la copertina del suo quaderno.
Il cerchietto viene dalla merceria delle sorelle antipatiche, dice Sofia; quelle che non ridono mai e si arrabbiano se lei si diverte a sfilare i tubi dal contenitore di fili colorati e li sposta da una parte all’altra. La borsetta era della mamma.
Della mamma di Sofia quando era giovane e girovagava con le sorelle più piccole in strade su cui Sofia non ha potuto passeggiare. Il quaderno sono le pagine bianche dove, ogni giorno, lei intrappola parole, poche. Quelle sufficienti per incorniciare i suoi incontri o una manciata capaci di ricordarle vecchi ricordi o l’importanza di una giornata da consegnare al suo letto.
L’abito ha altri colori invece. Ed è figlio di una sua conquista. Dopo anni che ha indossato gonnelline e vestitini di bambine più grandi di lei, la voce della sua piccola rivoluzione un giorno si è fatta sentire con prepotenza: “Mamma, basta! Voglio un vestito tutto mio”.
È così che quello rosso a pois bianchi ci ha impiegato davvero poco a diventare il suo preferito. Il tempo breve di indossarlo e guardarsi allo specchio del negozio e portarlo a casa.
Dalla sua borsetta Sofia non si separa mai. Si può dire che fa parte di lei come il bottone della camicia o come la tasca del pantalone. O come in cucina stanno insieme il cacio con il pepe.
Oggi Sofia grazie a questo tempo in maschera non ha ancora da temere il freddo come invece ha paura del vuoto e dell’essere abbandonata. Questo, insieme alla sua borsetta, la fa sorridere con una serenità che sembra coccolarla.
Il freddo ci spaventa a stagioni, pensa Sofia.
Il vuoto e l’essere abbandonata possono metterci in apprensione per una vita intera, riflette. Non conoscono stagioni e, ancora di meno, la primavera e il caldo.
Sofia entra nel parco e non percorre mai la strada di ghiaia che la porterebbe alla parte alta di alberi, sassolini e spazio per far divertire i bambini.
Quando passa di lì preferisce infilarsi nel circolo di bocce, restare qualche minuto a osservare gli anziani che si divertono a dividersi in squadra secondo le amicizie storiche o improvvisate. A gettare lontano prima il boccino, poi a tentare di lanciare le bocce il più vicino possibile.
Quando Sofia si accorge che il gioco è nel pieno del divertimento dei signori si allontana contenta. Paga di andar via con l’immagine del loro passatempo e saltellante perché presto tornerà a cercarli. Le piace sapere che li scorgerà di nuovo dentro la cornice disegnata da loro stessi.
Male che vada conosce la possibile variazione: si imbatterà nel borbottio di chi sta perdendo sventolando all’aria mani insoddisfatte e arrabbiate e gettando all’aria parole altrettanto avvilite. Qualche volta anche insulse e sprezzanti verso i vincitori, ma non vuole arrendersi lo stesso. Preferisce parlottare. Appunto.
Dopo aver intrappolato questo quadretto Sofia entra nella parte alta del parco.
Lo stridere è forte, un minestrone di voci di diverso sapore: parlano i bambini mentre piangono o ridono. Parlano gli uccelli da un ramo dell’albero all’altro o quando si rincorrono tra la ghiaia e il cielo. Parlano le giostre che girano, girano, girano, mentre fanno credere ai piccoli di essere al galoppo, o di guidare l’elicottero sopra la città; o di essere un automobilista o un militare dentro la geep. Le giostre sono magiche senza impegnarsi troppo: girano, cantano e rendono i bambini felici. Parla la pista da pattinaggio con lo scivolare dei pattini che inciampano sulla ghiaia, o il rumore dei pedali delle biciclette unti di troppo poco grasso per restare in silenzio. Parlano le panchine per non far riposare le chiacchiere in comodità. Ma parla anche il chiosco, soprattutto d’estate, col rumore del ghiaccio che sbatte e quello del vetro trasparente del frigo quando si chiude e dove si prende la coppetta del nonno. Parla il laghetto con l’acqua sporca e i rospi, dove i bambini giocano a nascondersi, qualcuno ci cade sempre dentro, e gridano “Tana per Giulio!” e gli altri schiamazzano divertiti. Parla la fontanella dove arrampicarsi con l’acqua che scende e se non trova la mèta nella bocca di un bimbo arrampicato o nei vestiti che si inzuppano, continua il suo corso e in questo modo anche a parlare di sé.
C’è un momento in cui tutto questo parlare sembra d’improvviso finire nella coincidenza di pochi attimi di silenzio. Come se si fossero tutti intesi e avessero deciso di consegnare spazio a una sola voce. E questo attimo combacia con l’arrivo di Sofia nella parte alta del parco.
Si ferma un attimo. Prova a raccogliere con uno sguardo quanto più possibile riesce a catturare. Sorride. È contenta di essere lì. Sorride di nuovo come in genere si è dopo aver varcato la soglia della porta di casa.
Si guarda attorno ammaliata, stupita e incuriosita di quell’improvviso silenzio. Si ferma con curiosità perché un silenzio così inaspettato, pensa Sofia, non può che preannunciare un evento altrettanto fantastico.
Allora resta impalata. Con i pugni delle mani fermi intorno alla vita. Le pupille che si muovono a destra e a sinistra, poi in avanti, attente, che se potessero uscirebbero anche dall’orbita, e sono in movimento con lentezza misurata e voglia di sposare questo silenzio.
A vedere Sofia sembra certo che sia pronta ad accogliere qualsiasi accadimento imprevisto.
“Vai via cretino! Levati da qui! Questi sono giochi da femmina”.
Ecco qui l’inaspettato.
Sofia si gira, aggrotta le ciglia, poi si lascia andare e ridacchia con gusto.
Non riesce a capire a chi appartenga quel gridare imperativo, né sa immaginare un volto adatto a quei toni. Di una femmina poi. Una ragazzina come lei in modo probabile e le femmine come lei non strepitano in quel modo.
Eppure Sofia, mossa dall’interesse e dalle risa in cui è inciampata, sceglie di scoprire a chi appartiene questa voce… “Simpatica!” pensa fra sé Sofia “Questa ragazzina dev’essere bizzarra e curiosa!”.
Poi Sofia fa due, tre giravolte su se stessa mentre trattiene ancora gli occhi sbarrati a osservare intorno. Con questo fare lei è certa di imbattersi nella bambina che grida. Del resto, da qualche parte dovrà pur essere! Eppure nulla.
“Tout n’est pas du!” esclama Sofia.
Riprova con una lenta piroetta su se stessa, come se farla preannunciasse una magia, poi si ferma d’improvviso con il viso rivolto alla piazzola vicino alla quercia, eppure nel gruppo di ragazzini che giocano lì davanti, non vede nessuna bambina. “Cacchio!” pensa Sofia “Nes-su-na! Ma dov’è?”.
E, “Questi maschi sono proprio imbecilli!”, continua a gridare.
Da lontano Sofia si accorge di altro: c’è una bambina accovacciata vicino a due panchine. Sembra che faccia la pipì, potrebbe essere la tipa che cerca. Sofia allora corre, corre verso la bambina ma “Ti allontani?” la precede una vocina dimessa e quasi intimidita.
“Uff!” borbotta Sofia, “mi allontano, sì. Non sei la voce che cercavo”.
Nell’immediato fa un’espressione imbronciata, triste. Non le resta appiccicata al viso per molto però.
C’è una scena infatti che attira l’attenzione di Sofia, subito dopo. Una scena insolita. Proprio vicino al laghetto, accanto al bar, sul cemento dove d’estate la signora col grembiule con le margherite e la voce rauca sistema i tavolini, qualcuno deve aver sistemato due panchine.
Ne ha posizionate due sostituendo due figure umane e allungando una fettuccia di elastico bianco unita agli estremi e incastrata così dai piedi di una a quelli dell’altra.
L’elastico. Quel gioco così spassoso in cui saltellando e gridando si deve tener sempre sotto i piedi l’elastico senza farlo sfuggire dalle suole.
Pena: la perdita nel gioco. In genere alle estremità ci sono due bambine a tenerlo con le gambe divaricate.
Sofia si avvicina. Resta dieci minuti a giocarci, da sola.
Pensa che il gioco dev’esser sistemato così dalla bambina della voce che grida e quindi si dice che presto, molto presto, riuscirà a incontrarla e a conoscerla.
Poi qualcosa la distrae, un rumore. Tutto la distrae dai suoi pensieri. Ascolta lo sbattere di un sasso sul cemento e poi ancora di nuovo quella voce: “Questi ragazzini! Che diavolo vogliono! Sono giochi da femmina”.
Sofia scatta all’improvviso certa che adesso, finalmente!, potrà incontrare questa tipetta.
“Mieux vaut tard que jamais!” esclama ad alta voce.
E gira l’angolo.
Davanti a lei c’è una bambina con i capelli a caschetto neri. Indossa una maglietta arancione. I pantaloni al ginocchio e i calzini marroni anch’essi. Sta lì. Saltella con una gamba sola, quando il gioco della campana non le richiede entrambe.
Saltella e continua a borbottare. Sembra che ci sia sempre qualcosa per cui lamentarsi.
“Ehi, ciao!” le chiede Sofia
Nessuna risposta. Uno.
“Ciao, sono Sofia! E tu?”
Nessuna risposta. Due.
“Ti ho sentito gridare con i bambini, da laggiù. Vuoi giocare con me?”.
Nessuna risposta. Tre.
“…ehi, parlo con te! Mi vedi? Mi senti? Mi rispondi? Accidenti! Sono qui”
Nessuna risposta. Quattro.
“Questo dev’essere Bois de Boulogne. Bello questo parco. Voglio una coca accidenti! Una Co-ca! Dove la trovo?”
Risposta? No. La bambina forse parla da sola.
Parla la bambina. E come se Sofia non ci fosse. Come se non avesse nulla da dirle.
Sofia sospira.
Pensa a qualcosa da fare.
Ha voglia di comunicare, di farsi ascoltare. Questa ragazzina, continua a starle simpatica, ma perché non la vede? Perché?
“Ci vuole un dispetto” pensa Sofia.
E così, “Adesso vediamo se continuerai a far finta di non vedermi!” le grida contro avvicinandosi porgendo in avanti il busto con le mani intorno alla vita, mentre l’altra mostra l’espressione pensierosa e lancia il sasso temendo di non riuscire a farlo atterrare nel quadrato numero 4 disegnato in terra.
“Oh, no! Cacchio! Basta! Vado a cercare una coca! Basta!”.
Sofia sbuffa, ancora una volta, nessuna risposta.
Da lontano poi arriva un iroso “Sparisci! Sparisci! Sparisci! Io gioco da sola!”, sempre la voce della bambina.
“Imbecille!” pensa Sofia mentre è vicino alle panchine. Con fatica alza i loro piedi, uno ad uno e così riesce a sfilare anche l’elastico. Lo attorciglia intorno alla mano e lanciando un’occhiata vispa verso la ragazzina esclama: “Adesso me lo porto via”.
E così è. Sofia lo chiude in un pugno e poi lo nasconde nella borsetta, certa che presto tornando al parco andrà vicino al chiosco, cercherà di nuovo la bimba e avrà la scusa dell’elastico per rivederla e parlarle.
Sono le 18, 30.
Tra mezz’ora deve rincasare. Si siede sulla staccionata davanti al laghetto e non appena lo sguardo atterra sull’acqua lercia ride perché si ricorda del giorno che vi è caduta dentro, anni prima. In un pomeriggio invernale ha messo i piedi su un bastone nell’acqua, nella convinzione che potesse mantenerla e, splash!, ci è caduta dentro. Ha sentito subito alle spalle i bambini ridere, qualcuno a crepapelle, e anche a lei stava per scappare una gran risata.
Poi ha scelto di piangere, per il freddo. Molto freddo. E la mamma le ha gridato contro: “Ti avevo detto di stare attenta! Adesso ci prendi anche il resto!”. Anche per questo faceva freddo.
Questo ricordo la diverte e la angustia nello stesso tempo ma non dura che pochi attimi. Appena ritorna sulle sue sfila il quaderno dalla borsetta blu. Scende dalla staccionata, si mette accovacciata con la pagina bianca aperta. Impugna con la mancina la biro, si accorge che ha un chiodo fisso in testa: questa voce che non le risponde. Che sembra non vederla. E lei che invece le parla.
Prende il suo appunto di quel pomeriggio, con un po’ di tristezza e incomprensione: i bambini vanno ascoltati quando parlano, ma ancor di più quando restano in silenzio e quando gridano da soli come se intorno a loro non ci fosse nessuno.
Poi ripone il suo quaderno al suo posto, tira un respiro di sollievo, salta la staccionata per riattraversare il parco e avviarsi verso casa.
Sceglie di passare vicino ai signori che fino a poco prima giocavano a bocce. Ne è rimasto uno solo ed è lì a sistemare ogni cosa al suo posto, senza dire nulla, solo con pochi rimasugli di stanchezza.
Sofia sventola la mancina per salutarlo, lui ha le mani occupate, risponde con un sorriso e “Passi a salutarci domani? Ti aspettiamo!”.
“Va bene, allora a domani!”.
E così Sofia comincia a saltellare diretta verso casa e contenta di riaffacciarsi domani nel suo parco. Prima di sparire dietro la curva che la porta a casa si volta a dare un ultimo sguardo al cancello verde della villa, Chissà! Esclama Sofia tra sé, se domani incontrerò quella bambina.