domenica 19 dicembre 2010
lunedì 13 dicembre 2010
IL BUS SI E' FERMATO, di Tabish Khair - Nova Delphi
su www.novadelphi.it: http://www.novadelphi.it/component/djcatalog2/item/6-tabishkhair/9-il-bus-si-e-fermato.html
È un’India per molti versi sconosciuta quella che emerge dalle pagine de Il bus si è fermato. Una terra affascinante nelle sue contraddizioni, sospesa tra tradizione e modernità. Un malfermo bus diventa palcoscenico di un’umanità bizzarra e vitale. Personaggi come l’autista Mangal Singh, che ripensa ai sogni irrealizzati mentre porta avanti un lavoro che non ama; Farhana, bellissimo eunuco, a tal punto delicato e femminile da ingannare anche le altre donne; Zeenat, serva spregiudicata e sensuale, maestra nell’arte dell’amore. Storie che compongono il mosaico reale e suggestivo di una terra che ci è concesso conoscere quasi fosse la prima volta. Khair racconta con linguaggio immediato e sguardo ironico un’India lontana dagli stereotipi, a tratti crudele ma prepotentemente vera.
giovedì 9 dicembre 2010
UNA LUNGA STRADA DA FARE, di Peter S. Beagle - MATTIOLI1885
Peter e Phil sono giovani artisti, condividono un’infanzia ebraica nei quartieri del Bronx, la passione per la musica, Tolkien, le canzoni di Brassens e gli scooter. Partono così per un viaggio in scooter da New York alla California che li vede osservatori stupiti e ironici di un paesaggio sognante. In uno dei suoi pochi testi autobiografici, Peter Beagle, allievo di Wallace Stegner e compagno di strada di autori come Larry McMurtry e Ken Kesey, svela tutto il suo umorismo jewish, la sua capacità affabulatoria e la passione per la musica, da sempre la sua seconda attività. Un mix esplosivo e caustico di avventure e gag.
Peter S. Beagle è nato nel 1939 a New York, da una famiglia di artisti, scrittori, musicisti e soprattutto pittori (i suoi zii erano i famosi fratelli Soyer). Ha pubblicato il suo primo romanzo a 21 anni. Ha lavorato come musicista, cantante e insegnante di scrittura creativa. Attualmente vive a Oakland in California e lavora a numerosi libri, fra cui un seguito del suo celebre L’Ultimo Unicorno.
venerdì 3 dicembre 2010
SENZA COLPE, di Felice Cimatti - marcos y marcos
Nel Centro per lo studio della coscienza animale fanno strani esperimenti sugli scimpanzé.
Gli animali ne escono sconvolti, a volte gravemente feriti.
Il dottor Sauvage, scienziato senza scrupoli, vuole capire se in certe condizioni anche gli animali possono diventare crudeli come gli uomini.
Un giorno Sauvage scompare.
La sua auto è nel parcheggio del centro, ma di lui non c’è traccia.
L’ispettore Mark Soul varca i cancelli di quello strano carcere per animali.
Incrocia sguardi avviliti, vede zampe, così simili a mani, stringere le sbarre delle gabbie, sente le urla di uno scimpanzé ferito.
Ma cosa fate a queste povere bestie?, chiede a tutti, d’impulso.
Il silenzio che lo circonda è omertoso, risentito, nessuno sembra veramente interessato a parlare, soprattutto a far luce sulla scomparsa di Sauvage.
Poi, inaspettatamente, salta fuori un testimone.
Anzi, all’improvviso i testimoni sono tanti, tantissimi. Bastava cercarli, ma Soul è impaziente, e non è il suo unico difetto.
Soul dovrà imparare che prima di fare una domanda bisogna essere capaci di ascoltare, anche chi non ha niente da dire.
Senza colpa è un noir etologico che smaschera tutti e non assolve nessuno.
“All’improvviso si apre una porta, vedo un uomo e dietro di lui una fila di celle, occhi tristissimi che ti fissano, e mani pelose che stringono le sbarre, e per un attimo scorgo una scimmia che si dimena furiosa mentre viene portata via. Il suo sguardo si fermò su di me, ma senza davvero vedermi. Uno sguardo che mi aveva lasciato sconvolto e avvilito. Ecco, è proprio la parola giusta, avvilito, come se avessi fatto qualcosa, o visto qualcosa, che sarebbe stato meglio, molto meglio, che non avessi visto.”
IL MALINTESO, di Irène Némirovski - Adelphi
Attraverso l'apertura del soprabito tormentava nervosamente la collana di diamanti che portava al collo; (...) Avrebbe voluto strapparsi di dosso quelle pietre preziose, lanciarle a Yves e dirgli: "Prendile, basta che tu sorrida...". Ma come si fa a comprare la felicità? (...) (da Il malinteso - di Irène Némirovski - Adelphi)
giovedì 2 dicembre 2010
ALLA GRANDE, di Cristiano Cavina - marcos y marcos
Casola Valsenio, Romagna.
In viale Neri, in cima alla salita del viale delle Rimembranze, ci sono le case popolari.
Ci abitano il Mago Mammola, con le gambette arrossate e piene di lividi; e Mone, che non vuole che lo guardi quando scende le scale.
E Noemi la matta, che le porta da mangiare la panda dell'assistenza sociale.
Ci abita soprattutto Bastiano Casaccia, detto anche Bla.
Di babbo si sa poco o nulla, mamma è una tigre che nasconde un agnello, nonna e la gatta giocano a fare i soprammobili.
Una peste, Bastiano: un dolce pirata, un po' ingenuo ma pieno di grinta, e leale.
Pensieri limpidi, quelli di Bastiano, ma il cuore batte per le malefatte di zio Paolo, fuggito in Germania dopo un clamoroso furto di pellicce.
Sfreccia per il paese con la bicicletta - la sua Turboberta - come cavalcasse una pallottola.
E stupirà tutti, di questo è sicuro, costruendo un favoloso sommergibile, alla faccia di Mirko Contoli, piagnone e riccastro rivale in amore.
Ma nel mondo grandioso e avvincente di Bastiano si nasconde un'insidia.
Qualcosa nascosto dentro di lui.
Un ostacolo oscuro, un nemico assoluto che occorre affrontare.
mercoledì 1 dicembre 2010
LA CERIMONIA DEL MASSAGGIO, di Alan Bennett (2001) Adelphi
Perché la cerimonia del massaggio? Perché in questo breve gioiello inglese il protagonista è il cadavere di un massaggiatore, Clive. E perché la cerimonia funebre viene recitata da un sacerdote, padre Geoffrey, peraltro un tempo suo amante segreto. Eppure questo funerale non sembra essere altro che un pretesto per soffermarsi su una miriade di personaggi diversi, nonché sconosciuti tra di loro che tuttavia conoscevano Clive e che si ritrovano a disquisire su di lui diversamente. Clive, sembra chiaro, doveva fare il massaggiatore più per passione che per bisogno, non a caso i suoi massaggi proseguivano con pratiche sessuali. Questo funerale diventa allora il tempo in cui numerosi personaggi si incontrano pur scontrandosi notevolmente con la chiesa: ecco che il lettore si imbatte in alcuni di loro che con estrema nonchalance riescono a scambiare un’acquasantiera per un posacenere. Lo scenario mantenendo sempre una parvenza di compostezza che ha molto del borghese diventa affascinante per un editore, presente alla cerimonia con una scrittrice che conosceva il defunto e che decide di scriverne un libro. E diventa una cerimonia curiosa perché durante la celebrazione una donna reputa opportuno condividere con il resto dei presenti “il tocco corroborante” di Clive e perché a poco a poco si scopre che il massaggiatore stesso in vita veniva chiamato in differenti modi: una donna lo chiamava Philip, ”perché Philip –ammette – è come lui si sentiva dentro”. Un altro lo chiamava Bunny, Tobis, Alex e perfino Denis, Max… E senza capire esattamente il come e il perché Bennett ci condurrà in un funerale in cui si arriverà persino a parlare dell’omosessualità di Clive, di Aids e davanti agli occhi di una zia seppur di ampie vedute.
Dopo Nudi e crudi (1996) Alan Bennett riesce ancora a far ridere. Ma questa volta durante un funerale, situazione decisamente poco ilare e mantenendo sempre uno sguardo pungente nei confronti del borghese.
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